“Se le tue fotografie non sono abbastanza buone, è perché non sei andato abbastanza vicino”
E aveva assolutamente ragione. Lui, ovviamente, si riferiva al reportage di guerra ma la stessa regola è valida anche quando si deve raccontare fotograficamente le persone e le loro storie.
Conoscete il progetto Humans Of New York? Si tratta di un progetto fotografico che riesce ad andare vicinissimo alle persone, in senso tecnico certo ma anche umano, si mette faccia a faccia con loro e racconta una città ma soprattutto i suoi abitanti stendendo un filo tra le loro storie individuali che sono poi in realtà le storie di tutta la comunità.
Humans of New York nasce nel 2010 quando Brandon Stanton perde il suo lavoro e, mentre pensa alla mossa successiva, sceglie di dedicarsi alle sue due grandi passioni: le persone e la fotografie. Decide così di trasferirsi a New York e cominciare a pubblicare sul suo profilo Facebook le foto delle persone che incontra durante le sue lunghe passeggiate per la città; solo successivamente decide di aprire la pagina ufficiale del progetto che conta oggi 12 milioni di iscritti. Quali sono gli aspetti più interessanti del progetto? Brandon, che non ha a portata di mano un conflitto bellicco o un disastro naturale, dà vita a un lungo e costante racconto fotografico fortemente incentrato sull’intimità delle persone presentate come umane appunto. I suoi scatti si accompagnano sempre con un pensiero del soggetto ritratto o una sua citazione o uno stralcio della sua esistenza e della sua storia per permettere a chi osserva e legge di immedesimarsi nella vita di quella persona che non è “altro da me” ma anzi è parte stessa della comunità in cui vivo. Questa strategia ha portato Brandon a pubblicare dal 2010 ad oggi oltre 6 mila ritratti, ad avere migliaia di “Mi piace” e di condivisioni e a pubblicare un libro che ne raccogliesse i più significativi.
Nel mio ultimo articolo avevamo affrontato insieme un piccolo viaggio in due progetti di storytelling visivo di carattere sociale e questa volta ho deciso di raccontarvi del progetto di Brandon Stanton perché è l’esempio di una narrazione fortemente empatica nata per tutt’altri scopi che è riuscita a realizzare una delle più significative raccolte fondi solidali online degli ultimi anni.
Stanton non è del tutto nuovo a cose del genere, l’estate scorsa aveva raccontato molti campi profughi al fianco di Unhcr, ma negli ultimi mesi invece si è dedicato a qualcosa di molto più vicino agli abitanti di New York e forse anche questo aspetto ha contribuito al successo. Alla fine di Gennaio 2015 pubblicò sulla pagina Facebook del suo progetto la foto un tredicenne che aveva raccontato come Ms. Lopez, la Preside della scuola media di Brownsville, avesse influenzato la sua vita «Quando finiamo nei guai, non ci sospende. Ci chiama nel suo ufficio e ci spiega come la società sia stata creata proprio per noi. E che ogni volta che qualcuno lascia la scuola, viene costruita una nuova cella in prigione. E una volta ha fatto alzare ogni studente, uno alla volta, e ha detto, ad ognuno di noi, che siamo importanti».
Davanti a queste parole Brandon decise di voler entrare in contatto con la scuola Mott Hill Bridges Academy e di prendere parte a una campagna di raccolta fondi per realizzare il desiderio di Ms. Lopez: portare tutti gli studenti in gita ad Harvard per mostrare loro dove potevano arrivare impegnandosi duramente. “Sentendo altre storie dei professori e degli studenti mi sono reso conto delle difficoltà che sono costrette ad affrontare e scuole nelle comunità più difficili.”
Per sette giorni quindi Humans Of New York ha pubblicato le foto dei protagonisti di quella scuola – ma sarebbe meglio dire di quella micro-comunità – insieme con le loro esperienze e i loro pensieri. Il risultato è stato che più 30 mila donatori hanno raccolto oltre 1 milione di dollari in pochissimo giorni superando di gran lunga l’obiettivo iniziale della raccolta di soli 100 mila dollari.
Non si è trattato però solo di una questione economica perché la narrazione messa in atto da Brandon ha acceso i riflettori della Rete su una comunità e come conferma anche Ms. Lopez questo non ha solo portato alla raccolta fondi «adesso ci sono così tante persone a cui importa di questi ragazzi e che vogliono sapere di più di loro».
“Amo i cani e la montagna, odio la cannella, ma per il resto sono piuttosto normale.”